settembre 27, 2024 4 min read

Fu lo stesso Papa Leone XIII a dare l'ordine di recitarla in tutte le chiese del mondo al termine della Messa.

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
 

"San Michele Arcangelo, difendici nella lotta,

sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio.

Capo supremo delle milizie celesti, fa’ sprofondare nell’inferno,

con la forza di Dio, Satana e gli altri spiriti maligni che

vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen".

 
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

L'affascinante storia di questa preghiera:

Centoventuno anni fa moriva papa Leone XIII (1810-1903), il pontefice della Rerum Novarum, la prima enciclica sociale della Chiesa. Ma Leone XIII non è stato solamente il pontefice “sociale” che buona parte dei libri di storiografia giustamente ci consegna. È stato, infatti, anche l’autore di una particolare preghiera a san Michele Arcangelo, un vero e proprio esorcismo. E dietro a questa orazione si nasconde una storia affascinante, tutta da scoprire, da ricordare.

Era il 13 ottobre 1884 quando papa Leone XIII, mentre celebrava la Santa Messa nella sua cappella privata, ascoltò in maniera distinta due voci. Una, dolce; l’altra, aspra e dura. La prima voce era quella di Gesù; l’altra di satana. Il dialogo fra loro era molto animato: il maligno, infatti, avrebbe chiesto a Gesù più tempo e potere per poter distruggere la Chiesa. Il tempo richiesto per svolgere il suo piano era di 75 anni-100 anni: Gesù avrebbe acconsentito alla richiesta, precisando comunque che le porte dell’Inferno non avrebbero avuto certamente l’ultima parola.

Quella stessa esperienza mistica di Leone XIII si arricchì inoltre di una vera e propria visione. Lo stesso pontefice descrisse così cosa avevo visto: «Ho visto la Terra avvolta dalle tenebre e da un abisso; ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la Chiesa stessa, che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve san Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto san Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo». Il pontefice era rimasto a bocca aperta di fronte a un simile scenario apocalittico. Appena destato, papa Leone XIII rientrò velocemente nel suo ufficio e scrisse, di getto, una preghiera a san Michele Arcangelo.

L’orazione, nella sua forma estesa, venne poi inserita nel libro degli esorcismi ufficiali della Chiesa e come tale, in casi di possessione, era recitabile solo da un sacerdote autorizzato. In questa versione la preghiera è assai lunga, a differenza di quella nella forma breve, che è più conosciuta. Ne riportiamo solamente una parte: «[San Michele], venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei Cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che è chiamato diavolo e satana, che tende trappole a tutti». Poi, si faceva riferimento a ciò che il pontefice aveva visto: «Ora ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia». E, più avanti, si chiudeva con la richiesta d’aiuto a san Michele Arcangelo per combattere le insidie del maligno.

Esiste poi, appunto, la versione più breve: quella conosciuta oggi e recitata dalla maggior parte dei fedeli. Fu papa Leone XIII in persona a dare l’ordine che venisse recitata in tutte le chiese del mondo al termine della Messa, nel contesto delle cosiddette Preci leonine, una serie di preghiere e invocazioni solenni a Dio e alla Vergine Maria, già in uso dal 1859. La preghiera scritta e introdotta nel Rituale romano da Leone XIII, nella forma breve, recitava così (qui una traduzione in italiano): «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. / San Michele Arcangelo,/ difendici nella battaglia/ contro le malvagità e le insidie del diavolo, sii nostro aiuto./ Che Dio lo comandi,/ ti preghiamo supplichevoli: / e tu, che sei il Principe della milizia celeste,/ Satana e gli altri spiriti maligni, / che si aggirano per il mondo / cercando la perdizione delle anime / con la virtù divina ricacciali nell’Inferno./ Amen».

Con il Concilio Vaticano II e l’abolizione delle Preci Leonine, avverrà una prima drastica limitazione della preghiera scritta da Leone XIII. A questa riforma, nel corso degli anni, seguiranno altre limitazioni fino a far quasi cadere nel dimenticatoio l’importantissima orazione. Ci penserà nel 1994 san Giovanni Paolo II a ricordare ai fedeli le preziose parole di papa Leone XIII: «Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef 6, 10). È a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell'Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l'immagine di san Michele Arcangelo (cfr. Ap 12, 7). Aveva di sicuro ben presente questa scena il Papa Leone XIII, quando, alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele» (Regina Coeli del 24 aprile 1994).

Nel 2018, papa Francesco ha ricordato al popolo di Dio la famosa preghiera in un comunicato stampa della Santa Sede, datato 29 settembre 2018: «Il Santo Padre ha deciso di invitare tutti i fedeli, di tutto il mondo, a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre; e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi. [...] Il Santo Padre ha chiesto anche che la recita del Santo Rosario durante il mese di ottobre si concluda con la preghiera scritta da Leone XIII». 


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